Robusto cespuglioso deciduo, raramente raggiunge le dimensioni di un alberello. La sua altezza va da 1 m a circa 5 m. In Italia è presente in tutte le regioni, tra lo strato arbustivo dei boschi di latifoglie o nelle siepi, dalla zona basale fino a quella montana; generalmente fra 0-800 m, ma in Sicilia invece tra 400-1.300 m s.l.m. I frutti sono capsule pendule, carnose colore rosso o rosa, lucide mentre i loro semi sono tossici.
Il nome del genere deriva dal greco “ev/eu” (buono, bene) e “ònoma” (nome): quindi “buon nome” in questo caso ha un significato beneaugurante e scaramantico, considerando la velenosità dei frutti.
La compattezza, l’elasticità e la durezza del legno ne hanno permesso l’utilizzo anche nella fabbricazione degli archi fino al Medioevo. Per la sua duttilità, questo legno, era impiegato nella fabbricazione di stuzzicadenti, per lavori di intarsio e per fare archetti per viole. I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino, mentre il carbone ricavato da questa pianta era impiegato nella fabbricazione di polvere da sparo. I fiori sono impollinati soprattutto da mosche; la disseminazione avviene ad opera di merli, pettirossi, tordi e altri uccelli, che sono attratti dai frutti vistosi. Verso la fine del XIX secolo, in Inghilterra si sviluppò una vera e propria mania per le piante di questo genere.